Il locale all’interno del municipio ha riaperto dopo 4 anni con baristi e camerieri davvero speciali. È la quinta esperienza simile in Italia, la terza in Lombardia
Ogni mattina quattro baristi Down danno la sveglia al Comune di Varese. Dallo scorso maggio, insieme agli educatori, gestiscono il bar Café21 di Palazzo Estense.
Il locale era chiuso da quattro anni ma da quando ci sono loro, impiegati e cittadini hanno ripreso l’antica abitudine di fermarsi per un caffè in municipio. I ragazzi si danno da fare e a fine mese arriva la busta paga, il momento più bello. Il piacere di sentirsi utili. È la quinta esperienza del genere in Italia, la terza in Lombardia dopo la «Locanda alla mano» di Milano e il bar «21 grammi» a Brescia. Ma è il primo progetto in una pubblica amministrazione. «Le cose stanno andando bene — osserva Pietro Giuliani dalla cooperativa La Corte di Varese — i ragazzi più timidi si sono aperti e ora hanno già i clienti affezionati. Ma soprattutto è salito il loro livello di competenza. Se un cliente entra e chiede un caffè, usano la maniglia a beccuccio unico. Ma se entra un secondo cliente, lo cambiano subito e mettono quella a due beccucci. Stanno dimostrando un ottimo approccio di problem solving».
Benvenuti dunque al Café21 (la sindrome di Down è detta anche trisomia 21), dove la brioche tutte le mattine è servita da Simone (26 anni), Francesca (24 anni), Anna (23 anni), Alessia (20 anni), i ragazzi della cooperativa La Corte. Assistiti da una collega normodotato, per diverse ore, stanno dietro il banco. E se c’è bisogno fanno anche le pulizie a fine turno. Il giovedì mattina è di servizio Anna, una dolce ragazza bionda che ama fare il caffè: «È la mia passione — dice con un sorriso disarmante — io faccio il caffè e tu lo bevi. E io sono contenta». Ride Anna e ridono anche Giulia e Donatella, le colleghe che l’assistono oggi.
Anche per chi lavora a fianco dei quattro ragazzi le giornate sono diventate un po’ più interessanti: «L’incontro con questo progetto mi sta dando tanto — racconta la barista Donatella Terreni — avevo una caffettiera a Gallarate, ma all’improvviso le cose sono andate male e sono rimasta senza lavoro. Un giorno mi ha chiamato l’agenzia interinale e mi ha detto che c’era un bar, a Varese, che aveva bisogno di una figura d’esperienza. Ma era un tipo di lavoro un po’ particolare. E così eccomi qua, sono anche diventata socia della cooperativa». Donatella divide i turni con un altro barista educatore, Raffaele Taranto, esperto di cinema impegnato nel sociale.
La cooperativa spera che nascano altre esperienze come questa e intanto fa un primo bilancio. I ragazzi hanno risposto molto bene. Hanno frequentato alcuni corsi per diventare baristi come quello sugli alimenti, la sicurezza sul lavoro e due giorni di lezione tenuti dai fornitori su come fare il caffè e pulire la macchina. La sostenibilità economica è quasi raggiunta, e il fatturato sta crescendo di giorno in giorno. I clienti si sono trovati bene. Il comune ha ingaggiato Café21 grazie a un bando dedicato alle cooperative sociali, e un bell’aiuto è arrivato da Confcooperative Insubria e l’associazione La Voce. Giuliano spera cha questa esperienza sia da esempio: «Se le amministrazioni avranno più fiducia nelle cooperative sociali si potranno creare molti posti di lavoro. La speranza è quella di diventare come una start up». A ben guardare i clienti del Café21 sono anche il sindaco di Varese, i suoi assessori, gli ottocento dipendenti del comune, ma non mancano giornalisti e consiglieri comunali. Il bar è aperto dalle 7.30 alle 16.30 e durante le sedute del consiglio fa apertura straordinaria. «Pensate che i nostri quattro ragazzi non vedono l’ora che arrivi il consiglio comunale — osserva Pietro Giuliani — un’occasione in più per stare dietro al banco. Non hanno mai fatto un’ora di assenza».
Articolo di Roberto Rotondodi