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C'è il primo sì alla riforna delle Bcc

C'è il primo sì alla riforna delle Bcc

"Bene, accolte le richieste comasche"

venerdì 25 marzo 2016
La provincia di Como del 25 Marzo 2016
La nuova legge. Frangi (Confcooperative) soddisfatto per il testo approvato in Parlamento "premiato il lavoro di Porro e Pontiggia, positive le modifiche per tutelare l'autonoma"

"Il nuovo testo tutela l'aspetto cooperativo e il radicamento degli istituti"
Como, 
MARIA G. DELLA VECCHIA

A dirsi "molto soddisfatto" del primo sì dato mercoledì scorso alla Camera alla riforma delle Bcc, punto centrale del decreto sulle banche, è il presidente di Confcooperative Insubria Mauro Frangi, che sottolinea come "fin dall'inizio del percorso di autoriforma, circa un anno fa, Como abbia svolto un ruolo da protagonista attraverso l'impegno incessante dei due presidenti di Cassa Rurale, Angelo Porro, e della Bcc Alta Brianza, Giovanni Pontiggia", nelle loro posizioni rispettivamente di componente del comitato esecutivo e di vicepresidente della Federazione Lombarda delle Bcc.

 La riforma passata alla Camera con 274 voti a favore e 114 contrari prevede l'aggregazione delle Bcc in una holding capogruppo con capitale di un miliardo di euro.

L'imposta straordinaria
Per chi non vuole stare nel Gruppo la riforma lascia la possibilità di uscire, con una way out possibile a fronte di un patrimonio di almeno 200 milioni di euro e il pagamento di un'imposta straordinaria allo Stato pari al 20%. Le Bcc che resteranno indipendenti conserveranno totalmente la loro natura mutualistica e l'indivisibilità delle loro riserve, frutto della rinuncia agli utili dei soci, e conferiranno a una società per azioni bancaria, da esse stesse controllata, la licenza e le attività bancarie. 

Si risolve così un punto dirimente su cui le Bcc hanno dato battaglia rispetto a una prima versione che in un primo momento, per le Bcc che fossero rimaste indipendenti, prevedeva il conferimento delle riserve nelle Spa e quindi ai soci delle stesse. 

Ora il decreto andrà al Senato per una riforma che dovrà essere chiusa entro il 15 aprile. "Siamo molti soddisfatti - precisa Frangi - per come la Camera ha modificato il disegno precedente. Le richieste di Confcooperative e di Federcasse sono state recepite, in particolare in merito alla nostra ferma opposizione rispetto alla way out, vero vulnus, per come era previsto nel testo originario, all'ordinamento cooperativo. Oggi - aggiunge Frangi - il nuovo testo prevede la possibilità di uscita dal Gruppo bancario, e ciò anche perché non si può certo imporre a un'impresa di far parte di un Gruppo, e ciò accade senza modificare l'aspetto cooperativo".

Limite di patrimonio
Frangi evidenzia l'altro aspetto fondamentale della way out, secondo cui il limite di patrimonio deve essere riferito al 31 dicembre 2015, "per evitare che nei 18 mesi durante i quali dovrà essere messa in pratica la riforma si possano attivare comportamenti tesi a raggiungere i 200 milioni necessari. Non ultimo - aggiunge - l'operazione è subordinata all'autorizzazione della Banca d'Italia".

Il nuovo Gruppo potrà aprirsi in via minoritaria a partecipazioni di capitali esterni, mentre il sistema cooperativo avrà un anno e mezzo di tempo per completare la riorganizzazione, "Ricordo - conclude Frangi - che nel decreto è stato introdotta la costituzione di un fondo temporaneo che accompagnerà il sistema cooperativo nei 18 mesi di transizione. La riforma ci consente di metterci in pari con analoghe strutture europee, coniugando il radicamento sul territorio con la forza di appartenenza a un Gruppo che sarà il terzo nazionale per patrimonializzazione e il primo per capitale interamente italiano".

Le modifiche alla Camera Cambiata la way out
Il provvedimento sulla riforma delle Bcc passa ora al Senato per la seconda lettura e, considerata la pausa di Pasqua ed i tempi stretti (la scadenza è il 15 aprile), non dovrebbe subire modifiche.

Diverse novità introdotte alla Camera. Le Bcc che non vorranno aderire alla holding, con più di 200 milioni di patrimonio netto al 31 dicembre, avranno 60 giorni dalla conversione definitiva del decreto per decidere, da sole o con altre più piccole, di fare istanza a Bankitalia per conferire l'attività bancaria a una Spa. Ottenuto il via libera scatterà il modello della coop che controlla la Spa, dopo il pagamento del 20% del patrimonio netto come tassa straordinaria.

Le riserve indivisibili, questo lo scoglio maggiore che è stato superato, restano tali, in capo alla coop, che dovrà comunque cambiare la sua mission sociale. Inserito anche il diritto di recesso dalla holding, per chi volesse uscire in un secondo momento. Alternative rimangono però solo la liquidazione o la trasformazione in Spa, lasciando comunque le riserve.

Resta la soglia di 1 miliardo di patrimonio per la holding capogruppo, che potrà avere al suo interno sottogruppi territoriali a loro volta legati alla holding dal contratto di coesione come le singole Bcc.  Via libera anche alla costituzione di un fondo ad hoc per sostenere le Bcc nella transizione.

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