La bozza del progetto di legge varato dalla giunta di Regione Lombardia lo scorso 30 giugno è già sugli scranni dei consiglieri, ma la discussione sull’Area Metropoliatana entrerà nel vivo solo da fine settembre, quando il testo, si prevede, arriverà in Aula per la delibera. A 14 anni dalla riforma costituzionale del titolo V e l’istituzione dei nuovi ambiti territoriali il percorso sembra però tutt’altro che in discesa. Molte ancora le questioni aperte, sollevate da più parti, tra cui Confcooperative Lombardia, presente assieme alle parti sociali, al tavolo sul Patto per lo sviluppo convocato da Regione il 21 luglio. Tra i nodi, il sistema di finanziamenti, la sinergia istituzionale, il riconoscimento dell’autonomia e l’istituzione di aree omogenee.
“Questa è un’occasione straordinaria perché si colloca nella fase in cui Milano sta gestendo Expo e sta costruendo un dopo Expo a respiro internazionale. La prima cosa su cui concentrarsi sono però le risorse, altrimenti rischiamo di costruire sull’acqua” ha dichiarato Massimo Minelli, vicepresidente di Confcooperative Lombardia nel corso del suo intervento.
“Ci vuole un grande senso di responsabilità da parte delle istituzioni coinvolte, che devono dialogare di più – ha proseguito Minelli - Il principio cardine deve essere quello della sussidiarietà verticale e il riconoscimento dell’autonomia, quanto più larga possibile, alla Città Metropolitana, dentro un quadro di coerenza e sinergia con Regione Lombardia. Dentro questo quadro va trovato il corretto equilibrio nelle partite di cultura e agricoltura, disabilità sensoriali, trasporti e governo del territorio”.
Dal sociale, alla sanità, al lavoro alla scuola l’obiettivo è quello di poter arrivare a un programma integrato per la gestione dei servizi, ora ripartiti in aggregazioni territoriali spesso non coincidenti a seconda, ad esempio, che si parli di Ats (Agenzia tutela salute), di Afol (Agenzia per la formazione, l'orientamento e il lavoro) o dei piani di zona che regolano il funzionamento dei servizi alle persone. “Le aree omogenee - ha concluso il vicepresidente di Confcooperative Lombardia - vanno costruite con quanta più attenzione alle programmazioni in corso per semplificare l’osmosi fra le varie politiche e favorire un piano strategico globale, non fatto di segmenti di intervento divisi in compartimenti stagni, con procedure spesso lunghe e dispendiose”.